home > le vostre esperienze

Monica ha scritto

MI ACCORSI CHE QUALCOSA STAVA CAMBIANDO

Era una manifestazione studentesca, non ricordo più la motivazione.
Si poteva non andare a scuola e camminare tutti insieme per la strada,
fermando il traffico, urlando e addirittura occupare la scuola!
Il mio mondo stava cambiando, mi sentivo un’altra.
Quel che prima era vietato, adesso, era improvvisamente possibile ed
era così bello far parte di quel coro e trasgredire…
Scrivevo la A di anarchia sui vetri appannati delle macchine e non ne
conoscevo il significato.

Anche se forse non capivamo bene gli slogan che scandivamo, avevamo
l’impressione di avere un compito importante, ci sentivamo addosso una
grande responsabilità ed eravamo fieri di questo.
Per me è stato veramente come uscire dal guscio ed entrare a far parte
di qualcosa di nuovo, bello, unico ed irripetibile.


UN’AMICA CHE RICORDO: DOLORES

Ho incontrato Dolores sui banchi di scuola in prima superiore. Mi si apriva un mondo nuovo davanti; ero un po’ impaurita, ma anche curiosa allo stesso tempo. Ero ancora una bambina.
Dolores era seduta davanti a me con la sua massa di capelli ani, riccioluti; aveva una maglia bianca con lo scollo a barchetta e un grosso neo tra schiena e collo sulla pelle chiara.
Siamo diventate amiche in fretta; mi avevano colpito la sua spontaneità, la sua franchezza, il coraggio di dire sempre ciò che si pensa, ma anche la sua risata contagiosa, il suo saper raccontare ed ascoltare.
Con lei il mondo mi sembrava ancora più grande e più interessante perché era piena di idee, proposte, conoscenze.

Qualche giorno fa, mentre viaggiavo in auto, ho visto due ragazzine che si rincorrevano ridendo sotto i portici; c’era il sole, si era nel primo pomeriggio.
Mi è venuto in mente quella volta in cui con Dolores ci siamo messe a correre, soltanto scambiandoci un’occhiata e in men che non si dica ci siamo arrampicate sul monumento alla Resistenza di Cuneo e siamo arrivate in cima, trafelate e felici.
Così, solo per farlo.
Non era una gara, era un inno alla libertà!
Era un periodo della mia vita in cui credevo che tutto, ma proprio tutto fosse possibile e realizzabile.

Ci sono state tante altre avventura, anche più matte e pericolose di questa, la sfida era d’obbligo. Sono stati anni intensi e vivi.
Poi le nostre strade si sono un po’ divise per scelte diverse, anche se ancora adesso ci incontriamo e ridiamo di quello che abbiamo combinato e pensiamo a quel che potremmo ancora combinare.
Continuo ad ammirare in lei quel coraggio e quella determinazione che le hanno permesso di fare grandi scelte e di rimettersi continuamente in gioco; insomma di vivere fino in fondo.


PRIMI AMORI

Marco aveva gli occhi verde lago ed un viso tanto, tanto dolce.
Un’espressione tenera, gentile; gentile con tutti. Un’idealista e a me sembrava un profeta.
Certo forse era più interessato alla mia amica più bella di me. Ma ogni tanto mi piaceva illudermi di piacergli almeno un pochino o anche solo essergli simpatica. Ma sì, che mi trovava simpatica!
Gli ho dedicato tante poesie, tanti dolci pensieri!

E prima c’era stato Silvio, riccioli d’oro, altro amore platonico, idealizzato, fantasticato. Un mito. Volevo essere come lui, stare sempre con lui, fare quello che faceva lui e quando non c’era mi immaginavo la sua vita e quello che stava facendo in quel momento: Silvio con la vespa, Silvio al bar…
Forse gli piacevo… Boh? Mai saputo, mai avuto il coraggio di farmi avanti.
Forse anche lui preferiva la mia amica, un’altra! O forse era ancora più impacciato di me.

E prima ancora il mio primo amico-moroso, Renato dalle grandi orecchie a sventola ma con gli occhi grandi e un viso buono, come di bovino.
Vicini, vicini sul divano a guardare la tele o ancora insieme ad aggiustare la bicicletta scassata, smontarla e rimontarla. Era un mago!
Beh, da lui qualche gesto d’affetto l’ho avuto, qualche bacio sulla guancia, ma timido e furtivo e solo se si giocava a bottiglia. Però qualche volta mi ha difeso e sapevo che di lui mi potevo fidare: sempre.

Enrico invece era l’amore delle elementari. Biondo, occhi azzurri, alto e magro era l’incarnazione del principe azzurro. Solo la voce non mi piaceva, troppo alta e squillante, come di donna. Ricordo ancora la sua festa di compleanno quando mi sono chiusa nella sua stanza e mi sono letta i suoi libri di fiabe!
Che belle!

CRONACA DI UN AMORE

Quando ti hanno messa sulla mia pancia, ancora tutta bagnata e calda, ricordo che scivolavi e mi scappavi da tutte le parti. Non sapevo come tenerti, come toccarti, eri così nuova per me! Non piangevi neppure: eppure pensavo che i bimbi appena nati piangessero… Si vede che stavi bene lì dov’eri; infatti, quando ti hanno presa per darti al papà, lì sì che ti sei messa a piangere, finalmente! La tua voce.

Tanti mesi prima non credevo che saresti nata; avevo già perso un bimbo ed ero sfiduciata e pessimista. Temevo che con te sarebbe stato lo stesso.
Ma un mattino, all’alba, tu mi hai parlato.
Ero nel dormiveglia che precede l’alzarsi e, d’un tratto, ho sentito come qualcosa che palpitava nel mio basso ventre, come un piccolo cuore.
Non erano ancora i tuoi movimenti, eri troppo piccola, ma sono certa che, in qualche modo, mi hai voluta rassicurare: tu c’eri, eri viva e stavi crescendo dentro di me!

Ti ho creduta e, da quel momento, sono svaniti i miei cattivi pensieri. Ti ho attesa con gioia. Con gioia abbiamo vissuto insieme i primi mesi di vita, i tuoi continui progressi, le prime pappe; i primi fiorellini che raccoglievi con le manine, le foglie, l’acqua , gli animali… E tutti quei momenti nei quali una madre rivive attraverso i propri figli. Rinasce.
Poi, quando hai incominciato a parlare, ho scoperto che mi piacevi ancora di più, se possibile. La gioia di poter comunicare, di sapere cosa ne pensavi, delle canzoni, delle filastrocche… E intanto crescevi e la tua personalità andava prendendo forma e forza; ed io ero orgogliosa di te.

Tutto quel che desidero per te è la tua felicità.
Che si interrompa quella catena di tristezza che ha tenuto unite tante donne della nostra famiglia, da una generazione all’altra, come una valanga che nessuno ha saputo fermare. Donne fragili, sottomesse, insicure; donne senza valore se non quello di allevare figli e faticare da mattino a sera. Donne senza progetti, senza sogni, segnate da malattie e morti precoci. Mi auguro che per te sia tutto diverso. Che tu possa amare la vita ogni giorno e credere sempre in quello che fai, libera di essere te stessa.

Quando ti staccherai da me sarò un po’ triste.
Spero di averti dato delle buone radici perché tu possa spiccare il volo senza bisogno di guardare indietro.
Tanto io ti amerò per sempre.